giovedì 8 gennaio 2015

TEMPO ILLIMITATO ED ESSERE IRREALIZZATO

Dante e Heidegger nell'epoca degli eterni Peter Pan.


Caronte. Acquaforte di Gustave Doré.

E' solo la piena consapevolezza della nostra mortalità, secondo Heidegger, a farci trovare il coraggio necessario per abbandonare ogni orpello. Dante, da parte sua, sa di avere dinnanzi solo un cammino 

finito, limitato, quando pensa di averne percorso la metà. Cosa spinge l'Essere a realizzarsi, l'uomo a farsi pienamente umano, se la sua prospettiva temporale è illimitata? Perché affrontare oggi i dolori e i rischi della scelta (sì, penso a Kierkegaard) se possiamo rimandarli indefinitamente? Perché compiere un viaggio nel nostro inferno, e confrontare i nostri demoni, se pensiamo di avere d'innanzi l'eternità? Solo quando capiamo che la campana suona davvero anche per noi, smettiamo d'essere adolescenti. In una società che rifiuta l'idea della morte, che la esorcizza ma non la affronta, non ci sono uomini; ci sono solo potenzialità umane destinate a non realizzarsi mai. Ci sono solo eterni bambini.

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