finito, limitato, quando pensa di averne percorso la metà.
Cosa spinge l'Essere a realizzarsi, l'uomo a farsi pienamente umano,
se la sua prospettiva temporale è illimitata? Perché affrontare
oggi i dolori e i rischi della scelta (sì, penso a Kierkegaard) se
possiamo rimandarli indefinitamente? Perché compiere un viaggio nel
nostro inferno, e confrontare i nostri demoni, se pensiamo di avere
d'innanzi l'eternità? Solo quando capiamo che la campana suona
davvero anche per noi, smettiamo d'essere adolescenti. In una società
che rifiuta l'idea della morte, che la esorcizza ma non la affronta,
non ci sono uomini; ci sono solo potenzialità umane destinate a non
realizzarsi mai. Ci sono solo eterni bambini.
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