Pochi sanno che la nostra è la seconda lingua straniera più
studiata negli Stati Uniti (la prima è lo spagnolo; solo terzo è il francese).
Quasi nessuno, poi, sa che è la quarta lingua più studiata al mondo. Chi
pronostica una rapida scomparsa dell'italiano, minato dal diffondersi
dell'inglese, è quindi inutilmente pessimista. Anziché lagnarci dei tempi e
maledire un destino che, peraltro, appare tutt'altro che cupo, faremmo molto
meglio a trovare qualche modo per
sfruttare questo amore, globalmente diffuso,
per le nostre lingua e cultura. Dovremmo prendere esempio da altri paesi; magari proprio da
quelli che sono nostri concorrenti diretti nel “mercato delle lingue”. Tanti
inglesi e francesi, per esempio, vivono bene e a volte benissimo organizzando
corsi, soggiorni e quant’altro possa servire agli studenti stranieri. Da noi c’è
pochissimo. Ricordate l’infelice “provate a farvi un panino con la Divina
Commedia” di un nostro ministro delle Finanze? Beh, con un minimo di
collaborazione da parte nostra, padre Dante, potrebbe procurarci tutti i panini che vogliamo.
P.S. I miei articoli di storia dell'arte
non attirano certo le folle; in media ognuno è letto da non più di trecento
persone. Di queste, ad ogni modo, solo un sesto sono italiane; le altre arrivano un po' da tutto il mondo e prima di
tutto dagli Stati Uniti, dalla Germania e dal Giappone. Un esempio, piccolo
piccolo, di quanto possa attirare la nostra cultura. Detto questo, devo anche
ammettere che non avrei mai pensato, prima di cominciare questa avventura, che
Ambrogio Lorenzetti potesse destare
molto più interesse a Tokyo o a Houston che in Toscana. Ma … va a capirci, noi
italiani.
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