Caravaggio, Vocazione di San Matteo |
Non
acquistiamo un prodotto perché davvero ci piace, ma perché vorremmo essere come
quelli che già lo possiedono. Questo è un corollario, ampiamente sfruttato
dalla pubblicità, della più generale teoria sul carattere mimetico del
desiderio sviluppata da René Girard.
Penso che si possa dire lo stesso
della maggior parte delle vocazioni; che molti scelgano di dedicarsi alla
medicina o alla giurisprudenza non perché attratti da queste attività, ma
perché desiderosi di imitare lo stile di vita di medici o avvocati. Credo
anche, però, che esistano vocazioni vere, pure. Che, anzi, ve ne sia una dentro
ognuno di noi. Una chiamata a fare qualcosa, una naturale elezione ad essere
qualcuno, che magari non è ancora arrivata o a cui non abbiamo avuto il
coraggio di rispondere. Siamo, nel nostro intimo, dei poeti, dei cantanti o dei
pittori? Più probabilmente, anche se non lo abbiamo mai ammesso neppure a noi
stessi, per vocazione avremmo dovuto essere dei contadini, dei pescatori, dei
meccanici o dei muratori. Lavori di poco prestigio? Forse, nella nostra
società, ma non certo o non sempre poco pagati. Lavori umili? Non c'è proprio
nulla di umile nel fare quel che si sente essere il proprio mestiere. Non c'è
nulla di più nobile, anzi, che scegliere d'essere quel che si é.
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