Perché dobbiamo soccorrere i migranti, magari islamici, e non lasciarli affondare assieme alle bagnarole con cui cercano di raggiungere le nostre coste? E perché dovremmo trattare con giustizia quelli tra loro, magari con lunghe barbe e abiti strani, che si fermano a vivere e lavorare da noi?
Solo perché chiunque
tra loro potrebbero dirci questo: “Uno
di noi non ha occhi? Uno di noi non ha mani, organi, membra, sensi, affetti,
passioni? Non è nutrito dallo stesso cibo, ferito dalle stesse armi, soggetto
alle stesse malattie, guarito dalle stesse medicine, riscaldato e raffreddato
dalla stessa estate e dallo stesso inverno di un cristiano? Se ci pungete noi non
sanguiniamo? Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate, non
moriamo? E se ci fate un torto non dobbiamo vendicarci? Ma se siamo come voi
nel resto, somiglieremo a voi anche in quello. Se
un cristiano è oltraggiato da uno di noi, qual è la sua mansuetudine? La
vendetta! Se uno di noi è oltraggiato da un cristiano, quale può essere,
sull'esempio cristiano, la sua tolleranza? Ebbene, la vendetta! La malvagità
che mi insegnate la metterò in opera e sarà difficile che io non abbia a
superare i maestri”.
E’ quel che Shakespeare
ha messo in bocca a Shylock, nella prima scena del terzo atto del Mercante di
Venezia. Ho solo sostituito “uno di noi”
al suo “un ebreo”. Sono parole, d'altra parte, che valgono per tutti: per
quelli sui barconi in mezzo al mare, come per quelli ridotti in semi-schiavitù
a Rosarno o Villa Literno, come per me che scrivo queste righe e per voi che mi
state leggendo.
Perché, in fondo, i migranti potremmo essere noi e quindi, aldilà di qualsiasi buonismo
RispondiEliminaanche con un minimo di interesse, dobbiamo salvarli.
Sempre
Se vogliamo un mondo nuovo dobbiamo cominciare a costruirlo dalle aperture e non dalle chiusure, quelle
fanno parte del vecchio
Esatto.
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