Di Schüler, Strega rossa. Acrilico su tela di 100 X 80 cm. 1998. |
Temo che solo frequentando l’Accademia della Vita, si possa arrivare
a comprendere I Miserabili: un
capolavoro che può apparire gonfio di retorica, di esagerazioni, a chi ha avuto
la fortuna di non dover mai affontare vere difficoltà.
È invece un’opera densissima, in cui si
possono trovare spunti di riflessione ad ogni pagina. Commentando lo stato di servitù di una bimba di
cinque anni (la figlia di Fantine), Hugo grossomodo scrive: “Le differenze
sociali cominciano ad agire molto presto”. Io credo che non si possa sognare
una società senza classi, queste non hanno solo a che vedere col reddito, ma
che si debba cercare di crearne una dove le differenze sociali si evidenzino
solo nell’età adulta. Una società che dia a tutti i giovani le stesse possibilità, salvo poi mettere gli adulti di fronte alle proprie
responsabilità; che sia allo stesso tempo, se volete, social e liberal
democratica. Credo anche che di temi del genere dovrebbe tornare ad interessarsi
la politica; che dovrebbero essere, anzi, quelli più propriamente suoi. La
crisi (quella lunga quanto la seconda repubblica; non solo quella
finanziaria) l’ha invece ridotta ad inseguire le emergenze, o quelle che per
tali sono presentate, oltre che a cinchiscare con riforme di dubbia utilità e
ancor più dubbia costituzionalità. Sarebbe invece il momento, per tutti quanti
noi, di guardare oltre la congiuntura; di pensare già a quale paese vorremmo
essere, perché dalla crisi si uscirà, ma bisogna anche decidere verso quale direzione andare. Da parte
mia, credo che la stragrande maggioranza
degli italiani vorrebbe semplicemente un’Italia migliore. Non un utopico
prolungamento mediterraneo della Scandinavia, intendo dire , ma se non altro un
paese in cui il capolavoro di Victor Hugo smetta di essere una lettura di
stretta attualità.
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