Una pagina della Bibbia di Gutemberg, 1545. |
Ho pubblicato in rete
uno dei miei romanzi. Non sono però tanto ipocrita da dire che è stata la mia prima
scelta. Semplicemente, mi sono stancato di aspettare che, dopo i primi
complimenti, i responsabili di un paio di case editrici con una diffusione
nazionale prendessero delle decisioni a suo riguardo.
L’auto-pubblicazione, perché
di questo nel mio caso si tratta, mi pare una valida alternativa alla firma di
un contratto capestro con un piccolo editore senza alcuna distribuzione, come si sono rivelati alcuni di quelli che mi
si sono fatti avanti, ma nulla di più. Un “vero” editore, insomma, lo cerco ancora.
Eccome. Non solo; sono convinto che per il loro, per i “veri” editori, si
prospetti un futuro radioso. Un controsenso, mentre si va diffondendo sempre
più il libro elettronico? Nient’affatto. E questo anche senza ricordare che da
noi, pare a causa della sua “immaterialità”, il libro fatto di byte sta incontrando
impreviste difficoltà ad attecchire. Semplicemente non confondo il lavoro dell’editore
con quello del tipografo. In rete, già oggi, si trovano decine di migliaia di
libri come il mio. Verissimo. Ma il lettore, per non perdersi in questo mare
magnum, a chi si affida? Ovvio: al nome dell’editore che seleziona e
garantisce, con il proprio prestigio, i libri che pubblica. Come d’altra parte
facciamo curiosando in libreria. Se un’opera prima è pubblicata da Tizio, ci
diciamo dopo averla sfogliata un poco, allora vale forse la pena acquistarla. E
continuerà ad essere così, sempre che Tizio non abbassi il livello dei propri
autori. Per i classici vale un discorso analogo. In Rete ormai si trovano tutti
e, per di più, gratis. Di che convincere gli editori tradizionali a smettere di
pubblicarli? No, di che spingerli ad offrire ai lettori edizioni curatissime,
perfettamente leggibili e con un apparato critico che, appunto, valga la spesa. Insomma, che si tratti di lanciare un nuovo autore o di
ridare vita ad un classico, anche in quel che resta del XXI secolo, di editori
capaci di fare il proprio mestiere ci sarà un gran bisogno.
Concordo... quasi un mantra di Deandreiana memoria
RispondiEliminauna specie di Via del Campo con la finale radiosa
Molto bene