e altro di Calvino in una mia lettera
Di Schüler, Senza titolo, tecnica mista su carta di 30 x 50 cm. |
(...) Beth ha letto molto, per essere così giovane; molto più di quanto avessi fatto io alla sua età. Cosa poco comune per un tuo connazionale, conosceva anche Italo Calvino.
Non so come abbia finito per parlargli di lui, ma lei ricordava di
avere appena finito di leggere la traduzione di un suo romanzo breve, o
racconto lungo: Il visconte dimezzato.
Una lettura che mi permetto di suggerire anche a te, se ti interessasse conoscere uno degli autori
italiani che più amo, anche perché il traduttore, Archibald Colquhoun, ha fatto
uno splendido lavoro, riuscendo nell’impresa di tutt’altro che semplice di
rendere in inglese (il libro è stato pubblicato nella tua lingua come The
Cloven Viscount) l’italiano scintillante di Calvino, per me un vero e
proprio modello di levità e precisione.
Di
Italo Calvino, d’altra parte, mi piace proprio tutto, compresa la sua
biografia. Ammiro tanto il coraggio con cui ha partecipato alla guerra
partigiana, sulle montagne intorno a Genova, quanto la sua inquietudine di uomo
che è stato capace d’essere un comunista convinto e, nello stesso tempo, un innamorato del tuo
paese e della sua letteratura, a cominciare da Ernest Hemingway.
Mi
conosci; sai che sono un uomo diviso (non saprei neppure in quante parti) e non
amo troppo quelli fatti tutti d’un pezzo. Il
visconte dimezzato, a questo proposito, è ormai quasi unanimemente
considerato una metafora del conflitto, nell’animo di Calvino, tra la fede
nella libertà e nella democrazia e quella nel comunismo, che l’autore
abbandonerà nel 1957, dopo l’invasione sovietica dell’Ungheria. Nel romanzo,
del 1952, è narrata la storia fantastica di un nobiluomo, Medardo, che, verso
la metà del settecento, durante una battaglia è colpito da una palla di cannone
che lo divide in due metà. Identiche ma di carattere opposto, una cattiva e
l’altra insopportabilmente buona, che sopravvivono ognuna per conto proprio. Le
due metà, il Buono e il Gramo, s’innamoreranno poi della stessa fanciulla, la bellissima
pastorella Pamela, per il cui amore si affronteranno in un duello che lascerà
entrambi in fin di vita. Parabola certo
anche della condizione dell’intellettuale nella società contemporanea, il visconte, (che con Il barone rampante e Il
cavaliere inesistente compone la trilogia de I nostri antenati) ha un lieto fine: il Buono e il Gramo sono
ricuciti assieme e Medardo, tornato intero ed equilibrato, può sposare Pamela.
Ecco.
Mi ero ripromesso di non raccontarti mai più il finale di un libro che potessi
sospettare tu non avessi letto e ci sono ricascato. Per farmi perdonare, ti posso suggerire un’altra
lettura? Credo che tutto quel che ha scritto Calvino ti possa interessare, ma
c’è un suo libro, in particolare che ti vorrei segnalare: Se una notte
d’inverno un viaggiatore o, com’è stato pubblicato nella tua lingua, If on a winter’s night a traveller; un
romanzo su quel che sta dietro ad un romanzo, sulle ragioni che portano un
autore a scriverlo, sulla sua obiettività e sulla relazione tra finzione
romanzesca e vita reale. Si tratta, però, anche di un’opera sulla lettura e sui
lettori; su quanto sia difficile il loro compito e sulle doti che dovrebbero
possedere. Il suo protagonista, non a caso, è chiamato Il Lettore. Nel primo capitolo inizia la lettura di un
romanzo, Se una notte d’inverno un
viaggiatore, di Italo Calvino, che deve interrompere, proprio alla fine di
quel capitolo, per un errore d’impaginazione nella copia che ha comprato. Per
reclamare una corretta, torna alla libreria che glie l’aveva venduta. Là
incontra una donna, Liudmilla, la Lettrice, che ha il suo stesso problema. Con
lei, nel secondo capitolo, si ritrova ad affrontare un altro romanzo, ma anche
di questo possono leggere solo il primo capitolo. E da questo secondo romanzo, si ritrovano, nel terzo
capitolo, a leggere il primo capitolo di un terzo romanzo. E da questo, nel
quarto ….
Insomma,
ognuno dei dieci capitoli di Se una sera
d’inverno è il primo capitolo di un romanzo di cui non sapremo mai altro;
un’antologia d’incipit come sarebbe piaciuta a Borges, che riesce però anche a
raccontare la storia di un amore a lieto fine: quello tra il Lettore e la
Lettrice che si sposeranno nell’ultimo capitolo.
Dai,
non fare quella smorfia. Ti assicuro che stavolta non ti ho rovinato la
sorpresa. Non ti ho rivelato la battuta che Calvino mette in bocca al Lettore
proprio all’ultima riga; il colpo di genio con cui chiude e ribalta un vero e
proprio nastro di Moebius letterario. Qual è? Se vorrai scoprirlo, temo proprio
dovrai trovare il tempo di leggere il libro. E … sì, secondo me vale proprio la
pena.
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