Qualche sera fa, non so neppure bene come e certo senza un perché, mi sono trovato a rileggere le Poesie a Casarsa.
Sono bastati i primi versi che mi sono venuti agli occhi per sprofondarmi nei ricordi. Mi sono rivisto bambino, tra quelle che restano le mie montagne, in una delle estati sconfinate che passavo con i nonni. Mi ha fregato la lingua; quel
friulano in fondo così simile a quella che si parla in Alta Valle.
Fontana di aga dal me
paìs. A no è aga pì fres-cia che tal me paìs, ha scritto Pasolini: Fontana d’acqua del mio paese. Non c’è acqua più
fresca che quella del mio paese.
Io me la ricordo gelida,
quella del bui (l’abbeveratoio) davanti a un grumo di baite, ai bordi di un prato verdissimo, affacciato come una terrazze sulle Alpi Retiche, che porta il nome, per me infinitamente poetico. di Pulavi. Non ci ero caduto, Nonna;
adesso te lo posso dire. Avevo visto Majorca, alla tele e…
Chissà se anche a
Pierpaolo sarebbe piaciuto tornare, alla fine di tutto?
Forse no.
In fondo la
nostra Casarsa ce la portiamo sempre dentro; perfetta, nel ricordo.
bellissimo...
RispondiEliminauna meraviglia, mi sento così vicino a questo dire che non posso fare a meno di rileggerlo
Magari ce ne andiamo in giro per il mondo. Spesso abbiamo idee diverse. Noi di Casarsa, però, restiamo sempre di Casarsa. Noi chi? Noi che una Casarsa, si chiami come si chiami, sia dove sia, ci portiamo nell'anima.
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