giovedì 5 febbraio 2015

I GUTEMBERG DEL XXI SECOLO



Una pagina della Bibbia di Gutemberg, 1545.



Ho pubblicato in rete uno dei miei romanzi. Non sono però tanto ipocrita da dire che è stata la mia prima scelta. Semplicemente, mi sono stancato di aspettare che, dopo i primi complimenti, i responsabili di un paio di case editrici con una diffusione nazionale prendessero delle decisioni a suo riguardo. 


L’auto-pubblicazione, perché di questo nel mio caso si tratta, mi pare una valida alternativa alla firma di un contratto capestro con un piccolo editore senza alcuna distribuzione,  come si sono rivelati alcuni di quelli che mi si sono fatti avanti, ma nulla di più.  Un “vero” editore, insomma, lo cerco ancora. Eccome. Non solo; sono convinto che per il loro, per i “veri” editori, si prospetti un futuro radioso. Un controsenso, mentre si va diffondendo sempre più il libro elettronico? Nient’affatto. E questo anche senza ricordare che da noi, pare a causa della sua “immaterialità”, il libro fatto di byte sta incontrando impreviste difficoltà ad attecchire. Semplicemente non confondo il lavoro dell’editore con quello del tipografo. In rete, già oggi, si trovano decine di migliaia di libri come il mio. Verissimo. Ma il lettore, per non perdersi in questo mare magnum, a chi si affida? Ovvio: al nome dell’editore che seleziona e garantisce, con il proprio prestigio, i libri che pubblica. Come d’altra parte facciamo curiosando in libreria. Se un’opera prima è pubblicata da Tizio, ci diciamo dopo averla sfogliata un poco, allora vale forse la pena acquistarla. E continuerà ad essere così, sempre che Tizio non abbassi il livello dei propri autori. Per i classici vale un discorso analogo. In Rete ormai si trovano tutti e, per di più, gratis. Di che convincere gli editori tradizionali a smettere di pubblicarli? No, di che spingerli ad offrire ai lettori edizioni curatissime, perfettamente leggibili e con un apparato critico che, appunto, valga la spesa. Insomma, che si tratti di lanciare un nuovo autore o di ridare vita ad un classico, anche in quel che resta del XXI secolo, di editori capaci di fare il proprio mestiere ci sarà un gran bisogno. 

1 commento:

  1. Concordo... quasi un mantra di Deandreiana memoria
    una specie di Via del Campo con la finale radiosa

    Molto bene

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