lunedì 24 novembre 2014

FLAVIUS CERIALIS, SULPICIA LEPIDINA E LA VERA GRANDEZZA DI ROMA




Vindolanda era uno dei forti distribuiti lungo il muro di Adriano. I soldati della sua guarnigione, tra il primo e il secondo secolo della nostra era, forse per ingannare il tempo, scrivevano in continuazione. Documenti di servizio, certo, ma anche lettere a amici e parenti. Lo sappiamo perché gli archeologi, negli anni 70, hanno ritrovate  centinaia di queste missive, ancora perfettamente leggibili. Quando subentrava una nuova guarnigione, la vecchia ripuliva il forte e buttava tutte le “cartacce” in un fosso dove, grazie alla particolare composizione chimica del terreno, si sono conservate fino ai nostri giorni. Sono scritte su tavolette di legno dello spessore di quelle usate per le cassette della frutta, grandi quanto un foglio di quaderno e riunite due a due da dei lacci, solitamente di pelle. Sono uno dei più grandi monumenti alla civiltà di Roma di cui io a sia conoscenza. Testimoniano, prima di tutto, come nell'esercito romano quasi non ci fossero analfabeti.

Ci dicono poi del sentire di questi legionari e dei loro famigliari. In particolare di Flavius Cerialis, comandante del forte attorno all'anno100, e di sua moglie, Sulpicia Lepidina. Flavius è prefetto, comanda una coorte, ed è intriso di senso del dovere. Si lamenta però. E si lamenta sua moglie, nelle lettere alle amiche. Non piace loro quel posto, così lontano dalla civiltà. Non piacciono loro troppo neppure i locali, che chiamano scherzosamente “brittuncoli”; non cattive persone, per carità, ma così rozzi.  E in tutta la zona non ci sono bagni e terme davvero degni di questo nome, non ci sono teatri; non c'è nulla. Nulla di quello di cui dei Romani avrebbero bisogno per vivere decentemente. Sì, dei Romani. Questo affermano d'essere Flavius e Sulpicia nelle loro lettere e in questo sta la vera grandezza dell'impero. Cosa c'è di tanto straordinario? La coorte che comanda Flavius è la Nona Batava e lui, sua moglie e i legionari che stanno lì con loro a sorvegliare l'estremo confinde dell'impero, sono appunto batavi. Olandesi, ma pure, e orgogliosamente stando a quel che scrivono, romanissimi.




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