Il folio 27 D del Vangelo di Lindisfarne. |
Tommaso d’Aquino riassumeva in tre principi l’estetica di gran parte del Medioevo: integrità, proporzione e chiarezza. Lo ricordava Umberto Eco in un suo scritto sul Libro di Lindisfarne: un capolavoro della miniatura che, però, viola completamente le regole tommasee; che obbedisce ai canoni di un’altra estetica, nata agli estremi confini del mondo allora conosciuto e che Eco chiama “isperica”.
Il prodotto di una sensibilità atlantica che ama l’ornamento, l’intreccio e l’arabesco; di un’ arte sensuale che anticipa di un millennio l’urlo di battaglia di Wilde e soci. Grido di guerra ormai lontano, “l’arte per l’arte”, ma che ancora echeggia in me; che credo non smetta di valere solo perché penso che l’arte abbia anche (ma la chiave è in questo “anche”) funzioni diverse da quelle di compiacere e meravigliare. Per questo, non mi offendo affatto quando mi accusano di non essere un cieco schiavo della funzionalità e di ricercare forme troppo complesse. Confesso volentieri, anzi, sia di usare tecniche narrative inusuali (se le ritengo adatte a quel particolare testo), che di ricorrere spesso alla costruzione inversa (quando penso che enfatizzare una parte del discorso sia più importante dell’immediatezza). Quanto al mio “abuso” degli aggettivi, in quest’età che li vorrebbe quasi levar di mezzo, che dire? Mi pare che un nome che se ne vada in giro tutto nudo sia quasi scandaloso; leggero e fatuo. In certi casi, poi, l’aggettivo “superfluo” fa da pianerottolo; concede alla mente una sosta, in attesa di risalire il resto di un ragionamento. Sono, però, scuse da arido funzionalista. A volte, confesso anche questo, uso un’aggettivo “solo” perché mi piace. Sì, metto anche quel “solo” tra virgolette, perché non penso possa esserci ragione migliore per effettuare una scelta linguistica che, in quanto tale, è sempre anche estetica. (Oh yes: questo arriva dritto da Benny Cross ... .) Non posso escludere, a questo proposito e dopo tanti anni su e giù per la riva dell’Atlantico, di aver fatto mia un’estetica isperica. Anzi, qualche mio aggettivo è decisamente isperico. Vale la pena ammetterlo pur di poter scrivere isperico: è, appunto, un così bel aggettivo.
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